Mentre il mondo aspettava il vertice COP28 a Dubai, un evento collaterale intitolato “La Lettera Cattolica Globale sul Cambiamento Climatico alla Presidenza della COP 28” ha generato non solo una discussione, ma anche un invito all’azione sottolineando l’ecologia integrale e chiedendo decisioni coraggiose da parte dei governi attraverso la struttura del vedere, del giudicare e dell’agire.

L’evento è iniziato con Lindlyn Moma, Direttrice della Global Advocacy del Movimento Laudato Si’, che ha preparato il terreno durante una COP con “più funzionari dei combustibili fossili di prima”. Dopo di lei, Jean Quinn, Direttrice Esecutiva di UNANIMA International, infermiera di professione con una passione per la giustizia e la pace, ha aggiunto le sue parole di benvenuto e ha dato il tono all’evento:

“…affinché la COP28 sia la COP più inclusiva, le decisioni, le discussioni e l’implementazione di soluzioni devono essere prese in collaborazione con le comunità in prima linea. L’evento di oggi cerca di elevare quelle voci…”

Jean Quinn basa l’evento nella struttura del vedere, del giudicare e dell’agire.

Vedere

La sessione di apertura si è svolta con un canto dell’Arcivescovo Peter Chong della regione dell’Asia del Pacifico. Questo è stato eseguito da un potente coro con scene di devastazione e rinnovamento ambientale. Mons. Chong ha accentuato queste scene con una riflessione sul potere generativo:

“Come parliamo di Dio e della vulnerabilità?… La vulnerabilità non è una debolezza. È una forma di potere che invita”.

Padre Jean Germain Rajoelison, Vice Segretario Generale del Simposio delle Conferenze Episcopali dell’Africa e del Madagascar (SECAM), ha condiviso la dichiarazione dell’Africa per la COP28:

“Come comunità cattoliche in Africa, chiediamo ai leader della 28a Conferenza delle Parti (COP28) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, di riconoscere il loro dovere morale e di impegnarsi ad intraprendere urgentemente azioni ambiziose per proteggere la Nostra Casa Comune e le comunità più vulnerabili”

Padre Jean Germain Rajoelison legge la dichiarazione del SECAM.

È seguita la trasmissione di un video di Mons. Lizardo Estrada Herra, Segretario Generale del Simposio delle Conferenze Episcopali dell’America Latina, chiedendo uno spirito pentecostale per l’incontro multiculturale della COP28.

Giudicare

Passando alla fase del giudizio, Lorna Gold, Presidente del Consiglio Direttivo del Movimento Laudato Si, ha approfondito il finanziamento del cambiamento climatico e valutato la misura in cui la COP27 ha affrontato la questione, sottolineando che “c’è molto più lavoro da fare sul lato dei disinvestimenti” oltre a fare dichiarazioni di speranza.

Tzeporah Berman, Direttrice del Programma Internazionale di Stand.earth, ha ripensato alla sua vita di attivista climatica e ha condannato i falsi progressi sostenuti da governi e aziende:

“Mi sono resa conto che c’era un’incredibile disconnessione tra la scienza del clima e la politica. Sappiamo che i combustibili fossili rappresentano l’86% del carbonio emesso oggi e proviene da tre cose: petrolio, gas e carbone. Eppure negli ultimi 30 anni… abbiamo permesso che la produzione di combustibili fossili crescesse”

Agire

Mentre l’evento si concentrava sull’azione, Roy Ibrahim, Coordinatore del Programma Internazionale presso IYCS-JECI, ha discusso il concetto di ecologia integrale come approccio olistico alla comprensione della crisi ambientale.

Liana Almony, Assistente Esecutiva presso UNANIMA International, ha esplorato l’intricata connessione tra cambiamento climatico, donne, genere e spostamenti. Ha sottolineato che “le donne e le ragazze sono le creatrici della propria resilienza. Hanno solo bisogno dello spazio e del supporto per farlo”.

Julia DeVoy, Liana Almony e Roy Ibrahim si riuniscono per condividere la loro saggezza collettiva sui passi attuabili per andare avanti nella crisi climatica.

Infine, Julia DeVoy, Ph.D. e Preside AssociatA degli studenti e dei programmi universitari presso la Lynch School of Education and Human Development del Boston College, si è  aggiunta alla conversazione sottolineando l’impatto dannoso dell’industria del fast fashion sull’ambiente, in particolare in termini di produzione di rifiuti tessili. Ha menzionato specificamente:

“Papa Francesco ci esorta ad essere responsabili. Ogni anno l’industria della moda produce 92 milioni di tonnellate di rifiuti tessili che riempiono le discariche e contribuiscono al degrado ambientale… Un’enorme quantità di essi viene spedita nel Sud del mondo dove crea danni incredibili all’ambiente, agli ecosistemi, alle persone, alla qualità dell’aria e all’ambiente”.

Julia DeVoy ha raccomandato di compiere passi essenziali come acquistare meno vestiti, optare per oggetti usati, selezionare fibre non sintetiche, impegnarsi nel commercio e nello scambio di vestiti e impegnarsi a sostenere un’industria della moda compassionevole e giusta.

Conclusione

Il gran finale ha visto la presentazione della Lettera Cattolica Globale, il culmine della saggezza collettiva e dell’urgenza di agire. Lindlyn Moma ha pronunciato le osservazioni conclusive e ha concluso con un saluto generale.

Guarda la registrazione completa dell’evento qui: