“Dov’è Dio nelle sofferenze naturali?” È una domanda che molte persone si pongono. E come tutti sappiamo, la sofferenza è un mistero. Ma possiamo riflettere, e dovremmo rifletterci sopra. Perché molte persone lo chiedono.

Vorrei iniziare col dire che più volte mi ha depresso il fatto che anche nei telegiornali o nei giornali radio questi disastri naturali siano la causa di tanta sofferenza, di tante persone morte e tante che hanno perso la casa. Molto spesso si dimentica di dire che alcuni di questi non sono realmente disastri naturali. Sono disastri causati dagli esseri umani.

Penso alla crisi climatica e ad altri impatti: inondazioni, siccità, uragani. Questi non sono realmente causati dal Creatore; sono causati da noi, purtroppo.

Solo per rimanere al clima: il  93% di tutto il riscaldamento va negli oceani. Negli ultimi anni abbiamo visto come gli uragani sono diventati sempre più intensi; e diventano sempre più frequenti. Penso alle Filippine, per esempio. Quindi questa è la prima premessa che dobbiamo fare quando diciamo, o quando ci chiediamo: “Dov’è Dio nelle sofferenze naturali?”

GUARDA: Dov’è Dio nelle sofferenze naturali?

Probabilmente abbiamo bisogno di guardarci dentro: “Queste sofferenze sono causate da noi?” Ma la domanda resta. Non tutti i disastri naturali sono causa nostra. Un terremoto, uno tsunami: questi sono eventi naturali.

Insegno cosmologia e rimango sempre meravigliato, in soggezione, osservando quanto sia speciale il nostro pianeta Terra.

Il modo in cui il nostro pianeta è inclinato, che rende possibili le stagioni; che esistono le attività tettoniche, almeno questo avviene per quasi tutti i continenti… e sappiamo che molto spesso i terremoti sono causati proprio da questi movimenti. Questi sono progettati da Dio, e questo è ciò che rende possibile la vita. Sai, i gas vengono pompati nell’atmosfera proprio perché le placche tettoniche si muovono, e il ciclo del carbonio, il ciclo dell’acqua… è tutto questo che rende la vita possibile.

E noi esseri umani, e anche il resto delle creature di Dio, dobbiamo essere un tempio a Dio per la fioritura della vita sulla Terra, e dobbiamo adattarci a queste condizioni. È lì che dobbiamo aiutare, probabilmente, coloro che soffrono di più.

Ma ancora una volta, permettetemi di dire questo: quando c’è stato l’ultimo tsunami, le aree che hanno sofferto di più erano le regioni costiere, dove le mangrovie erano scomparse, dove erano scomparse le barriere coralline. Quindi il pieno impatto delle onde dello tsunami è stato subito dalle persone che vivono in quelle regioni costiere; ha infatti distrutto intere regioni e tante persone hanno perso la vita.

Quindi, di nuovo, c’è un modo in cui possiamo collaborare con il Creatore: salvaguardare, proteggere la nostra creazione. Ma sono sicuro che il mistero, la domanda, rimane: “Dov’è Dio nelle sofferenze naturali?” L’unica risposta è la croce. Dio non è al di fuori della sofferenza. Dio sta soffrendo con noi. E penso che sia qui che anche noi siamo chiamati ad essere simili a Cristo. Che sentiamo, come Papa Francesco dice nella  Laudato Si’, che abbiamo bisogno di sentire le sofferenze delle creature, della Madre Terra (LS 19). Questo è compassione. Questo è empatia. Questo è essere simili a Dio.

Perché abbiamo un Dio che soffre con noi. Ma, come sappiamo, la sofferenza non è l’ultima parola. “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo: se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12,24). Quindi, anche nelle sofferenze naturali, c’è probabilmente un significato, che è un mistero che non possiamo spiegare. Ma abbiamo la garanzia che la sofferenza non è l’ultima parola. Che Dio sia in grado di portare la vita anche dalle sofferenze più severe e gravi che noi subiamo.

Allora… come ci invita costantemente Papa Francesco, guardiamo la croce. Cristo, che ha sofferto per noi, e diventiamo simili a Cristo, soffrendo con i nostri simili, con i nostri simili. Grazie e Dio vi benedica.

Scopri di più nella nuova pagina delle risorse del Movimento Laudato Si’.

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