Duccio di Boninsegna, Vocazione di Pietro e Andrea, National Gallery of Art, Washington, 1308

Duccio di Boninsegna, Vocazione di Pietro e Andrea, National Gallery of Art, Washington, 1308

 

Domenica 22 gennaio

III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A

Mt 4, 12-23

 

Prosegue il nostro cammino sui passi della parola attraverso il vangelo di questa domenica che ci presenta l’inizio della missione di Gesù e la chiamata dei primi apostoli. Un racconto che ci può aiutare a comprendere quale sia il kairos, il momento opportuno per accogliere la chiamata alla conversione e all’azione.

Siamo nei primi capitoli del vangelo di Matteo, dopo il racconto delle tentazioni nel deserto e prima del discorso della montagna. La scena di oggi è introdotta da un brano redazionale, che fa un po’ da cerniera tra il Battista – la tradizione di Israele – e le Beatitudini – la novità del vangelo. Non si tratta di un brano “minore”, bensì getta una luce importante sul senso della vicenda umana di Gesù, così come descritta nel vangelo di Levi: trent’anni a Nazareth, le ultime settimane in Giudea e a Gerusalemme, e tutto il cuore del racconto a Cafarnao, in riva al mare.

(Foto di Sirikul R, da pexels.com)

(Foto di Sirikul R, da pexels.com)

“Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato”, letteralmente “consegnato” esattamente come sarà consegnato e tradito lo stesso Gesù al termine del racconto. Questo, paradossalmente, è il kairos per dare inizio alla missione: Cristo comincia proprio quando viene a sapere che il suo profeta è in carcere. Quando vieni consegnato, tradito, quello è il momento opportuno per Dio: l’uomo vuole consegnarlo, e lui si consegna, l’uomo vuole venderlo, e lui si fa dono.

Gesù quindi si ritira, fugge, perché anche questo è un kairos: non si tratta di codardia, di opportunismo o di calcolo, ma di compimento di una missione. Così come la fuga in Egitto aveva consentito alla famiglia di muovere i primi passi, questa fuga consente i primi passi alla missione di Cristo: a Nazareth già Gesù era stato cacciato dalla sinagoga, a Gerusalemme rischia di fare la fine di Giovanni.

Quindi la “Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare” diventa il luogo ideale, perché “Galilea delle genti” che aveva bisogno della luce, richiamando la profezia di Isaia riguardo l’oppressione del re assiro Tiglatpileser III. Questo è il kairos, il tempo e il luogo opportuno per ciascuno di noi, ognuno vive in una “Galilea delle genti” che ha sete di luce nella sua quotidianità. Inutile attendere un tempo diverso, una congiunzione astrale per iniziare.

Il popolo “abitava nelle tenebre”, in posizione statica, mentre subito dopo si dice che Gesù “camminava lungo il mare”. La cerniera tra la missione di Gesù e quella degli apostoli è data da un atteggiamento di movimento. Il creato si fa contesto e occasione, nella quotidianità del lavoro, nella sua dignità. Occasione di incontro e di salvezza. Gesù prima predica, invita tutti, “Convertitevi”, e poi chiama per nome. La scena sembra ripetersi due volte uguale, ma in questa ridondanza c’è una appartenenza che si ripete da duemila anni: ciascuno di noi viene chiamato per nome, ogni giorno.

Ogni chiamata è simile, ma non è una fotocopia: ci sono leggere differenze, che rendono sempre unico l’incontro. Non sono tutti “pescatori”, sono fratelli, non hanno tutti solo “reti”: per esempio Simone e Andrea non usano reti a strascico, ma il giacchio, una piccola rete di pescatori poveri; diversa dalla barca dei figli di Zebedeo, con reti migliori e – come racconta Marco – pure con i garzoni. Ma ciascuno è raggiunto dalla stessa chiamata all’azione, una chiamata per nome. Una chiamata a seguire Gesù.

(Foto di Bedis ElAcheche, da pexels.com)

(Foto di Bedis ElAcheche, da pexels.com)

La risposta è nel silenzio, ci stupisce: lasciano tutto. Lasciano perché trovano, trovano tutto, vengono trovati da uno sguardo che dona vita! Vengono chiamati a fare ciò che già fanno, a essere “pescatori di uomini”. Il mare, segno di morte e di peccato, diventa il luogo per portare alla vita, “pescare”, tanti uomini nella storia! In questo senso Dio viene ad abitare le nostre storie, i nostri talenti, la nostra “Galilea delle genti” e rivestirla di luce e di senso. Questo porta i primi apostoli a lasciare tutto, perché trovano tutto!

Preghiamo oggi il Signore, in questa domenica, affinché accogliamo con gioia l’invito alla conversione proposto da Francesco di Assisi, che diceva nella parafrasi del Padre Nostro: “Venga il tuo regno: perché tu regni in noi per mezzo della grazia e ci faccia giungere nel tuo regno, ove la visione di te è senza veli, l’amore di te è perfetto, la comunione di te è beata, il godimento di te senza fine” (FF 269).

Vi auguriamo di cuore buona domenica, accompagnati dalla parola del Signore! 

Laudato si’!

(Chiamata di Pietro e Andrea, Sant'Apollinare Nuovo, Ravenna, VI secolo)

(Chiamata di Pietro e Andrea, Sant’Apollinare Nuovo, Ravenna, VI secolo)