Khetfield59, CC BY-SA, via Wikimedia Commons

Accompagniamo in solidarietà  il dolore per la scomparsa del padre gesuita Stan Swamy, che, all’età di 84 anni, per complicazioni del Parkinson che si sono aggravate dopo aver contratto il Covid-19, era in attesa di giudizio.

Padre Stan era noto per essere un attivista per i diritti umani; ha dedicato gli ultimi 5 decenni della sua vita a lottare per i diritti della comunità tribale nello stato del Jharkhand in India.

È stato arrestato nell’ottobre 2020, accusato ingiustamente di un caso di violenza nel villaggio di Bhima Koregao, luogo in cui ha affermato di non essere mai stato.

Da allora ha gridato alla giustizia, una giustizia che non è mai arrivata, poiché ha dovuto affrontare due volte il rifiuto della sua richiesta di cauzione da parte della National Investigation Agency of India, con il conseguente  peggioramento delle sue condizioni di salute e l’avanzare dell’età.

Anche in carcere padre Stan ha continuato ad essere certo delle sue convinzioni, consapevole di non essere l’unico in quella situazione; ha condiviso un messaggio in cui ha incoraggiato i giovani attivisti a tutelare i diritti delle popolazioni indigene, delle loro terre e dei loro territori.

Seppur privato della sua libertà, padre Stan affermava: “Un uccello in gabbia può ancora cantare” e con questo messaggio ha ancora una volta seminato speranza nei nostri cuori.

I mesi trascorsi in carcere hanno peggiorato notevolmente la sua salute:  il rifiuto della cauzione ha impedito la dovuta cura e il riguardo e, purtroppo, lo scorso 5 luglio, nel momento in cui il suo avvocato annunciava la sua morte, l’Alta Corte di Bombay  esaminava alcune petizioni, chiedendo la cauzione e un ricorso costituzionale .

Diversi attivisti, scrittori e accademici si sono espressi contro lo Stato, affermando che, nel caso di padre Stan, non si è trattato di morte naturale, ma di una morte provocata per la mancanza di giustizia.

Padre Stan Swammy non è un caso isolato, lui questo lo sapeva e ha affermato che ciò che è successo, purtroppo, non è accaduto solo a lui.

Finora non è stato possibile garantire i diritti di tante persone nel mondo, né proteggere coloro che le difendono dalle ingiustizie. Oggi onoriamo una vita dedicata agli altri e preghiamo per il giorno in cui non ci sarà più bisogno di difendere nessuno dall’ingiustizia.

Con profondo dolore, padre Xavier Jeyaraj, membro del Consiglio di Amministrazione del Movimento Cattolico Mondiale per il Clima ha affermato:”Ringraziamo sinceramente Dio per la vita di padre Stan Swamy, che è crollato e ha sofferto affinché altri potessero avere vita, una vita abbondante. Siamo sicuri che “non sarà uno spettatore silenzioso nemmeno dal cielo”. Continuerà a stare accanto a ciascuno di noi per aiutarci a “dire la verità ai potenti” e a dedicare la nostra vita ai poveri e agli esclusi. Che Dio ci accompagni e ci aiuti a vivere la nostra vita in pienezza e, sull’esempio di Stan, a stare con gli abbandonati e i poveri nella nostra ricerca di giustizia, uguaglianza e libertà. Uniamoci per ringraziare Dio per la vita di Stan”.

Padre Stanislaus Lourduswamy era nato il 26 aprile 1937, è entrato nella Compagnia di Gesù nel 1957 ed ha emesso i voti perpetui come gesuita il 22 aprile 1981.