Dio ci chiama a impegnarci per la “conversione ecologica”, la continua trasformazione dei nostri cuori verso un amore più grande con il nostro Creatore e la creazione. Ci prendiamo del tempo per ascoltare il messaggio di Dio nella creazione “con stupore e meraviglia” (LS 11). Riflettiamo sulle nostre parole e azioni, riconosciamo umilmente dove stiamo fallendo e pratichiamo nuovi modi di vivere in modo semplice e solidale con il creato.

La conversione ecologica è la trasformazione dei cuori e delle menti verso un amore più grande verso Dio, gli altri e il creato. È un processo per riconoscere il nostro contributo alla crisi sociale ed ecologica e agire in modi che alimentano la comunione: guarire e rinnovare la nostra casa comune.

La conversione riflette il significato della parola greca metanoia, che significa un cambiamento del cuore e della mente. La Scrittura spesso ci invita a cercare un cuore nuovo, un cuore puro, un cuore di carne, non di pietra. “Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo” (Ezechiele 36:26). Un cuore rinnovato è una grazia data da Dio, sempre un dono, ricercato con la preghiera.

La conversione deriva anche dal latino per “rivolgersi a”, che significa rivolgersi a Dio, volgersi verso l’armonia delle relazioni che Dio intende e allontanarsi dal peccato. La Laudato Si’ interpreta il mondo in termini relazionali: “ l’esistenza umana si basa su tre relazioni fondamentali strettamente connesse: la relazione con Dio, quella con il prossimo e quella con la terra”. Eppure “queste tre relazioni vitali sono rotte, non solo fuori, ma anche dentro di noi.” (LS 66). Gli esseri umani sono stati spesso più “despoti” che giardinieri. Infatti è stato per sollecitare una svolta dal dominio dispotico della terra che il termine “conversione ecologica” è stato introdotto per la prima volta nel corpo della Dottrina Sociale Cattolica da San Giovanni Paolo II nel suo messaggio per l’Udienza generale del 17 gennaio 2001.

La chiamata alla conversione ecologica ci sfida a riconoscere onestamente che il nostro mondo e la nostra vita sono segnati dal peccato. L’incapacità di vivere in modo giusto e di condividere i beni del creato, e l’incapacità di onorare la sacra bellezza del creato, hanno portato alle crisi gemelle del cambiamento climatico e della perdita di biodiversità che ora dobbiamo affrontare.
Può essere doloroso riconoscere il ruolo del nostro peccato nelle crisi ecologiche. Tuttavia, come discepoli ci viene chiesto di “prendere dolorosa coscienza” (LS19) e da questa consapevolezza viene la grazia di nuove possibilità. Papa Francesco insegna che le crisi che l’umanità deve affrontare oggi sono un “appello a una profonda conversione interiore”. Tale conversione ecologica ripristina le nostre relazioni interrotte mentre la nostra compagnia con Gesù trasforma il nostro modo di essere “che comporta il lasciar emergere tutte le conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo che li circonda.” (LS 217).

Attraverso una conversione ecologica, scrive San Giovanni Paolo II, “uomini e donne camminano ancora una volta nel giardino del creato, cercando di mettere a disposizione di tutti e non solo di pochi privilegiati i beni della terra”. L’abbondanza degli anni giubilari scritturali è ripristinata; il riposo e il rinnovamento vengono sulla terra.

Questa conversione è profondamente radicata nel giusto rispetto dovuto a Dio come Creatore. La conversione ecologica porta frutto in nuove virtù e grazie (LS 220). È un profondo cambiamento personale che va oltre il riconoscimento di una dottrina, per incarnare una spiritualità familiare e amorevole che abbraccia tutti i nostri fratelli e sorelle nel creato, “anche la più piccola delle tue creature” (LS 246), perché Dio è presente in tutti.

Riflettendo, sia la nostra natura sociale che la natura sistemica delle crisi, la virtù personale e il cambiamento devono essere accompagnati da una “coraggiosa rivoluzione culturale” (LS 114). “La conversione ecologica che si richiede per creare un dinamismo di cambiamento duraturo è anche una conversione comunitaria.”(219) Lavorando nella solidarietà, la conversione ecologica personale di ciascuno e la conversione comunitaria condivisa portano alla cura della nostra casa comune.