Battesimo del Signore
Rubrica “Cammino Laudato Si’ – Vangelo della domenica”

 

Domenica 7 gennaio
BATTESIMO DEL SIGNORE – ANNO B
Mc 1, 7-11

 

Il racconto di questa domenica ci descrive il battesimo di Gesù nel Giordano, ed è uno stimolo per riflettere sul nostro battesimo e sul nostro essere figli di Dio. Tutto avviene, come sempre, in una stupenda immersione nel creato, scenario di tutte le nostre vicende umane e dei racconti su Gesù.

Il vangelo non dice cose strane, ma ci chiede solo di essere “uomini”, se viviamo da figli e da fratelli. Giovanni nel deserto aveva risposto alle domande della folla, degli esattori delle tasse e dei soldati, chiedendo loro semplicemente di “essere più umani”, di emergere nella propria umanità. Questo chiede il vangelo, senza norme, dottrine morali, ma attraverso l’esperienza della parola di Dio. Attraverso il ricordo di ciò che è stato Cristo sulla terra, ci ricorda che lui è il culmine dell’essere umani.

“Giovanni proclamava”, con questa espressione viene introdotto oggi il racconto del Battesimo. Il profeta, presso cui venivano tutti da ogni parte, e soprattutto da Gerusalemme, che rivendica il suo essere minore. Non a caso Francesco di Assisi – che in origine si chiamava proprio Giovanni – ne prende spesso spunto nella sua predicazione. Giovanni annuncia di essere tra gli ultimi che attendono, che dopo di lui ci sarà uno più grande. Giovanni è un uomo sobrio, che sa di cosa si veste e cosa mangia, sa dove vive, sa attendere, è libero.

“Gesù venne da Nàzaret di Galilea”, in realtà il testo originario sarebbe “viene al Giordano”, si usa il presente per indicare la successione di questa scena alla predicazione del Battista, a cui siamo un po’ presenti anche noi adesso. Viene a farsi battezzare, a immergersi fino in fondo, immergersi nella realtà umana, avere totale simpatia per noi. Viene da Nazareth, una città da cui “non può venire nulla di buono”, viene nel totale anonimato, in silenzio.

Il brano di Marco non indugia sulla fila con i peccatori, ma si intuisce. Si vede subito Gesù uscire dalle acque, rinascere alla vita, quando “vide squarciarsi i cieli”, la creazione che si squarcia alla vista di questa bellezza, di Dio che si immerge nella nostra umanità. “E venne una voce dal cielo”, Dio non ha volto ma è una voce, e tanto basta. Sarebbe sufficiente per noi ascoltare questa voce, mettere in pratica la certezza di seguire Gesù, i suoi insegnamenti, il suo stile. La sua sapienza, e costruire un mondo veramente più bello! Se prendiamo come modello Gesù, anche di noi Dio potrà dire “Tu sei il prediletto, sei il mio preferito!”

Contemplare questa scena ci fa comprendere chi è Dio, ci guarisce dell’illusione del serpente nel giardino di Eden, quel Dio totalmente diverso da noi e di cui dobbiamo aver paura, da cui nasconderci dietro foglie di fico. Invece Dio è esattamente come noi, accetta la nostra natura e si immerge nel nostro limite. Vivrà tutta la sua vita con questa coerenza, fino all’estremo: Dio è “molto inferiore”, quasi “minore” se usiamo un termine caro a San Francesco.

Dio è altro. Questo il significato del suo battesimo. In preghiera, come in tutti i passi cruciali della vita di Gesù. Solo in ascolto di Dio possiamo vivere in pienezza i nostri giorni. La preghiera ci differenzia dagli animali: gli animali non pregano, non hanno percezione del loro limite. Pregare, in fondo, deriva da “precario”, dalla nostra condizione di fragilità, dalla presa di coscienza della nostra limitatezza, del nostro essere creature. Preghiamo quando sentiamo questo limite, e in dialogo con Dio desideriamo superarlo. I superbi non pregano, pensano di non averne bisogno.

La preghiera, che scaturisce dopo il battesimo di Gesù, sia per noi sempre ispirata come ci suggerisce Santa Chiara di Assisi, che diceva alle sue povere dame: “Preghiamo Dio l’una per l’altra, e così, portando il giogo della carità vicendevole, con facilità adempiremo la legge di Cristo” (FF 2918).

Vi auguriamo di cuore una buona domenica! 

Laudato si’!