Domenica 9 marzo 2025
I DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO C
Commento al Vangelo della domenica
Lc 6,39-45

Inizia questa domenica un nuovo cammino, sempre vecchio e allo stesso tempo nuovo, come ciclica è la nostra vita. Il testo di oggi si conclude con l’espressione “Dopo aver esaurito ogni tentazione“, facendo intuire che le tre tentazioni a cui è sottoposto Gesù nel creato, nel deserto, racchiudono tutte le tentazioni che ci possano riguardare. Sono in fondo le tre tentazioni del popolo eletto nel deserto, la fame e la manna, il vitello d’oro, l’acqua. Sono le tentazioni che vive la chiesa, le tentazioni che vive la nostra casa comune, le tentazioni di ciascuno di noi.

Cosa è una tentazione? Satana stesso ci dà la risposta: “Se sei figlio di Dio“. La tentazione non riguarda le cose, il pane, l’acqua, perché le cose sono in sé. Se noi viviamo da figli di Dio, comprendiamo che tutto è dono. Ma se il nostro dio è altro, di conseguenza noi diventiamo i padroni del Creato, ce ne impossessiamo, ci illudiamo di dominarlo. Questa è la tentazione che viviamo tutti noi: chi di noi, per risolvere la fame nel mondo, non desidererebbe trasformare tutte le pietre in pane? A pensarci bene, è la tentazione che viviamo tutti noi, la nostra chiesa, spesso “a fin di bene“!

Questo ci fa riflettere tanto sul senso delle nostre azioni. Il male, molto spesso, si fa “a fin di bene”. Il bene invece si dovrebbe fare semplicemente “perché è bene”. C’è una sottile, ma immensa differenza. Gesù ci insegna a vivere, in pienezza, il nostro limite umano, che la tentazione ci spinge a rifiutare in cerca di illusioni che non ci danno mai la felicità.

Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto“, pieno di Spirito, ha appena ascoltato il Padre che ha detto “sei mio figlio“. Il deserto, luogo del Creato che ci parla con forza attraverso il silenzio e l’aridità di morte, è il luogo del nostro limite. La parola tentazione, in greco πειρασμός (=”peirasmos”), significa “trapassato con la punta”, “andare oltre”, trovare il guado. Da questa parola deriva “esperienza”, anche “esperto”, nella prova diventi provato, fai esperienza. Con la stessa radice deriva anche la parola “pericolo”, radice di “perire”. La tentazione esprime la tensione della nostra vita, dove da un lato vogliamo “andare oltre”, ma rischiamo continuamente di perire. “Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame”. È normale, ogni uomo ha fame. Fame di cibo, di beni materiali. Fame di relazioni, di vita tra gli uomini. Fame di Dio, di risposte di senso oltre il nostro sguardo quotidiano. Su queste tre forme di fame, che racchiudono tutto il desiderio degli uomini, si snoda il racconto delle tre tentazioni di oggi.

«Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane», all’apparenza un’opera buona, il pane è buono, la pietra è buona, che male c’è a obbedire? Il diavolo non dubita che Gesù sia figlio di Dio, sarebbe sciocco, ma l’accento sottile della tentazione è “come vivere da figli di Dio?“. Vediamo che Gesù agisce con una citazione, ripresa dal Deuteronomio (Dt 8, 3) “Non di solo pane vivrà l’uomo” e la completa dicendo “… ma da ogni parola che esce dalla sua bocca”. Se la mia vita tende solo ad accumulare pane, solo accumulare denaro, accumulare petrolio, accumulare benessere – spesso a spese di altri vicini o lontani o del pianeta di cui poco mi interessa – allora ecco la tentazione.

«Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Questo dice il tentatore, avendolo portato in alto. La seconda “fame” dell’uomo è il potere. Non riguarda più le cose, ma le relazioni con gli altri. Non dice “se sei figlio di Dio”, perché non avrebbe senso chiedere di prostrarsi, ma mostra i regni, il potere come dominio. Gesù risponde sempre con la Sacra Scrittura, si riferisce alla scena del vitello d’oro, e cita il Deuteronomio quando risponde “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”. Nel servizio c’è l’azione dei figli di Dio.

Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui“, la terza tentazione, detta non più nel creato desertico ma nel punto più alto del tempio. La tentazione rivolta a Dio, grande fame dell’uomo che ha bisogno di Dio. Gesù ha sempre risposto che si fida della Parola, che si fida di Dio. E quindi, nella terza tentazione, cita espressamente la Parola, il Salmo 91, il diavolo conosce bene la teologia! La tentazione consiste nel mettere alla prova Dio, proprio perché in fondo non si ha fiducia.

Il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato“. Quale sarà il momento fissato? Nel capitolo 22, nell’orto del Getsemani, il tentatore tornerà con le armi affilate. Tra queste tentazioni, come una grande inclusione, si sviluppa nel vangelo di Luca tutto il racconto della missione di Cristo sulla terra. Una missione animata sempre, come vissuto tra le rocce del deserto, nella gratuità.

In questa gratuità dimostrata nel deserto delle tentazioni, sembra di ascoltare le parole di Santa Chiara: “Il beato Francesco poi, costatando che, nonostante la debolezza e fragilità del nostro corpo, non avevamo indietreggiato davanti a nessuna penuria, povertà, fatica e tribolazione, né ignominia o disprezzo del mondo, che, anzi sull’esempio dei santi e dei suoi frati, tutto ciò stimavano sommo diletto, molto se ne rallegrò dal Signore” (FF 2832).

Vi auguriamo di cuore un buon cammino quaresimale e una buona domenica.
Laudato si’!