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Giovedì 17 aprile 2025
GIOVEDÌ SANTO – ANNO C
Commento al Vangelo
Lc 22,39-46
Entriamo oggi nel culmine della storia di salvezza, con la liturgia del triduo pasquale. Con il triduo pasquale concluderemo anche questo itinerario di approfondimento del Vangelo, letto con lo sguardo suggerito dal Laudato Si’ di San Francesco e dalla Laudato Si’ di Papa Francesco, in connessione con il creato. Vi invitiamo a rallentare, a dedicare il tempo per approfondire e pregare su questi versetti della Parola. Per questo, la lettura dei brani di Luca di questi giorni solenni sarà focalizzata sulla collocazione dei fatti, immersi nel creato. Un orto, un monte e un giardino. Questa sera ci troviamo nell’orto di Getsemani, in compagnia degli ulivi nell’ora della preghiera, dell’abbandono, dell’agonia di Gesù.
Getsemani, in ebraico “gat šemanîm” vuol dire “frantoio”, forse meglio “torchio”, luogo della spremitura delle olive. Il torchio nella tradizione ebraica richiama la vendetta di Dio, per esempio quando il profeta Isaia dice: “Nel tino ho pigiato da solo e del mio popolo nessuno era con me. Li ho pigiati con sdegno, li ho calpestati con ira” (Is 63, 3). Oggi conosciamo meglio, in questo frantoio, cosa sia la vendetta di Dio attraverso l’esperienza di Gesù. Una narrazione, quella di Luca, che ci descrive un uomo profondamente umano, che soffre, che suda sangue, che piange, un Cristo patiens che grazie alla cultura francescana ci ha aiutati, secoli dopo, a uscire dall’immagine “gloriosa” della croce, quasi come se Dio non avesse neppure sofferto la passione, sapendo che sarebbe risorto. Invece Luca, e poi l’arte e la cultura che si sviluppano dal XIII secolo, ci tengono a raccontarci anche l’agonia, la sofferenza, il pianto di Dio di fronte alla prova.
Qui ritornano molti temi che abbiamo già visto, lungo il cammino della quaresima qualche settimana fa, nella scena della Trasfigurazione: il dialogo Padre-Figlio, la ricerca del volto, la compagnia dei tre apostoli, che non comprendono ciò che hanno davanti. Qui, quasi in contrasto con la luce del Tabor, in questo monte scendono le tenebre, è notte, e la narrazione di Luca racconta tutte le ore della notte, della cattura, del giudizio, del calvario, della solitudine, dell’eclissi in cui a mezzogiorno si fa buio su tutta la terra. Una notte che dura tutto il giorno, con la delusione, con il silenzio. Si tratta della notte della vecchia creazione, che precede l’alba di un giorno nuovo. Avverrà come nella prima creazione, quando c’era la tenebra, e con una parola Dio creò la luce. Ma oggi entriamo, dopo la festa del cenacolo, un po’ ubriachi e un po’ sconvolti, all’inizio di questa lunghissima notte, nel recinto del frantoio.
Rispetto agli altri evangelisti, il racconto di Luca si concentra sul tema della misericordia. La sua narrazione, in questo brano delicatissimo in cui traspare tutta la tensione umana e divina di Gesù, è sospesa nel mostrarci il volto misericordioso del Padre. Gesù si preoccupa dei suoi discepoli, più che per se stesso, quando dice loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Il suo pensiero va a noi, che ubriachi rischiamo di non comprendere ciò che viviamo, ciò che ci sta di fronte.
“Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi”. Gesù esce dal cenacolo, esce da una casa fatta di muri, e da questo momento passerà da palazzi e luoghi di torture, in cortili aperti, lungo le strade, fino a un monte. Da quel momento vivrà tutto fuori, immerso nel creato e nel grido generato dalla giustizia umana. Luca non cita neppure il Getsemani, ma ci parla del torchio descrivendo il volto di Gesù. Un luogo delle abitudini, ogni sera in questa settimana Gesù si ritirava in preghiera proprio “in questo luogo”, in questo tempio. Anche i discepoli sono con lui. “Giunto sul luogo”, detto da Luca, ci dimostra proprio il valore sacro di questo orto, perché nella tradizione il luogo era il tempio di Dio, tutto il resto era un non-luogo. Luogo è lo spazio del dialogo con Dio, dove si prega. E infatti Gesù chiede ai suoi amici: “Pregate”, lo chiede quasi come supplica. Ce lo chiede in questa notte, dentro al grido che viviamo ogni giorno. Dobbiamo imparare a pregare, a chiedere a Dio non ciò che vogliamo noi, ma ciò che è bene. Pregare per che cosa?
«Pregate, per non entrare in tentazione». Le tentazioni sono quelle che abbiamo visto all’inizio della Quaresima, nel deserto, tutte le tentazioni: il pane, il potere, Dio con la bacchetta magica, in estrema sintesi la tentazione di essere “io al centro”, il possedere tutte la cose, le relazioni con gli altri, il pianeta. La preghiera è fondamentale nel nostro processo di conversione ecologica, non è solo una simpatica abitudine o qualcosa che si fa perché ce lo dice la parrocchia o la diocesi, ma è la base per non entrare nella tentazione. Gesù entra nell’orto, ma chiede di non entrare nella tentazione.
“Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso”, Gesù anzitutto si allontana dai discepoli, cerca il dialogo intimo, si separa perché è “santo”. Ma è bello soffermarsi un attimo su questa espressione, perché proprio un tiro di sasso? Il riferimento è alla fuga di Re Davide, inseguito dal figlio Assalonne (in ebraico אַבְשָׁלוֹם, che significa “il padre è pace”), che rifugiandosi sul monte degli ulivi viene attaccato da un lancio di sassi. Gesù, nuovo Davide, adesso è “quasi” a un tiro di sasso, è alla portata dei suoi discepoli. Tutti lo possono ferire, tutti lo possiamo ferire, con il rinnegamento, con la solitudine, con il tradimento: Gesù è l’agnello che si lascia ferire dai suoi discepoli. Il male profondo è l’abbandono, la sofferenza di Dio è nella sua solitudine rispetto all’uomo. E nel torchio di Getsemani, questa sera, questo abbandono è portato al livello più alto, quando lo stesso Gesù sentirà l’abbandono dal Padre. Gesù, pienamente umano, sceglie di vivere su di sé questo dramma immenso che sperimenta l’uomo, quando abbandona Dio. Ma nel suo caso è tutto più acuto, essendo una lacerazione della stessa trinità, l’abbandono del Padre con il Figlio. Tale è l’amore di Dio per l’uomo, da sperimentare la sua stessa lacerazione!
A differenza degli altri vangeli sinottici, in Luca si dice: “e, inginocchiatosi, pregava”, saltando il riferimento al terrore e all’angoscia che viene evidenziato negli altri racconti in maniera drammatica. Gesù si inginocchia, mentre la preghiera era solitamente recitata in piedi, ed è una preghiera continua, definita con il verbo all’imperfetto. Una preghiera cosmica, a contatto con la madre terra, in cui Gesù chiama Dio “Abbà”, cioè “papà”, una parola che ci ricorda la parola creatrice, una nuova creazione, a partire dalla tenebra e dal male del mondo. Anzitutto Gesù prende le distanze dal male, chiede al Padre: “se vuoi, allontana da me questo calice!”, cioè il calice della sofferenza che è voluta dagli uomini. Dio non vuole il male, sono gli uomini a costruire le croci, a infliggere sofferenze ai fratelli e al creato. Dio subisce questo male, e se potesse scegliere preferirebbe che questo calice fosse lontano da sé. Ma fugge anche la tentazione di un Dio con la bacchetta magica, tentazione di potere e di immunità, pregando: “Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”. La radice di ogni male nel mondo risiede nell’esclusione di Dio, quando mettiamo il nostro ego al centro. La “mia” volontà che esclude la volontà di Dio, la volontà del bene. Gesù ha lo sguardo centrato, come comprenderà Francesco con il voto di “nulla di proprio”. Non basta essere poveri, ma nella vita bisogna ambire a non ritenere di proprio possesso nulla, perché il possesso è l’opposto dell’amore. A Getsemani, questo diventa incredibilmente chiaro.
Avere fede in Dio anche oltre il male, anche oltre l’ingiustizia. Questa cara ancella con cui abbiamo imparato a camminare in questo percorso verso la Pasqua, ancella di nome Giustizia: in fondo, a pensarci, non è giusto che Gesù venga condannato e ucciso da innocente, ma la grazia di Dio è più grande pure dell’ingiustizia evidente. La volontà umana avrebbe fatto fuggire Gesù, la volontà di Dio lo fa resistere nell’orto. Che grande insegnamento ci dona Gesù in questa sera di solitudine, di silenzio e di dolore: “non sia fatta la nostra volontà”, le nostre preghiere spesso egoistiche, che chiedono il bene per noi stessi, la “nostra” salute, il “nostro” lavoro, o nei casi di maggiore altruismo, la salute “dei nostri”, il lavoro “dei nostri”, la vittoria “delle nostre” guerre, il benessere “delle nostre” città. Ma piuttosto “sia fatta la tua volontà”, come preghiamo sempre nel Padre nostro, una volontà di bene per tutti, che supera la nostra idea di giustizia. Grande insegnamento di Gesù, proprio nella dimostrazione più alta della sua umanità: non era solo Dio che sapeva di risorgere, ma qui era un uomo che si sentiva lacerato nel suo rapporto con il padre, dentro una immensa ingiustizia. Nelle nostre ingiustizie, nelle nostre preghiere, noi sappiamo di avere a fianco Gesù, ma lui, invece, qui era terribilmente solo.
Il vangelo di Luca è il vangelo della misericordia, della dolcezza, e anche qui si conferma: in questa scena di angoscia, buio e solitudine, “gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo”. C’è un raggio di luce, uno squarcio nel buio, che illumina questo uomo inginocchiato a un tiro di sasso dai suoi amici addormentati, un angelo che annuncia, che ricorda la promessa. E in questa agonia, in questo agone, cioè nella lotta, “in preda all’angoscia, pregava più intensamente”: la preghiera, unica arma in nostro possesso di fronte alla sofferenza, al male del mondo, alle guerre, alle ingiustizie, per ricordarci che il problema non è morire – giustamente o ingiustamente prima o poi si deve comunque morire – ma il problema è vivere, senza avere un dialogo con Dio. La preghiera è la nostra opportunità di dialogo con Dio, di certezza della sua presenza al nostro fianco. In Gesù questo è ancora più drammatico perché Dio è lui stesso, e in questo frantoio sente la lacerazione di sé, un dolore che noi stessi non possiamo neppure immaginare. Al punto che “il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra”, la vita stessa, che per gli ebrei risiedeva nel sangue, schizza già via dal corpo e cade nella madre terra, come già a pregustare la sepoltura. Il sudore che esprime la vita attiva, il lavoro, il nostro quotidiano per vivere, le nostre fatiche, attraverso sorella acqua che esce dai pori della pelle, in questo torchio, diventa profezia di morte. Gesù viene come “spremuto”, come le olive nel frantoio, vede consapevolmente tutto il male del mondo che riceverà nelle prossime ore. Ecco quale è la vendetta di Dio, che ci viene mostrata dal volto di Gesù.
“Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza”. La tristezza e l’agonia. A un tiro di sasso questa è la grande differenza tra i discepoli e Gesù: la nostra umanità vive spesso nella tristezza, che ci rende già sconfitti nel dolore, ci lascia dormire; la divinità di Gesù risiede dell’agone, nella lotta, nel desiderio di rialzarsi – Luca usa lo stesso verbo per indicare la resurrezione – un desiderio forte, al punto che viene ripetuto due volte in breve tempo, quando “disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione»”. Alzarsi e pregare. Ecco cosa fare di fronte al male, anche quello più ingiustificabile. Questo il più grande insegnamento che riceviamo, in questa notte, tra gli ulivi del frantoio di Gerusalemme.
San Francesco, nella stupenda parafrasi al Padre nostro, ci ricorda che: “Sia fatta la tua volontà, come in cielo e così in terra: affinché ti amiamo con tutto il cuore, sempre pensando a te; con tutta l’anima, sempre desiderando te; con tutta la mente, orientando a te tutte le nostre intenzioni e in ogni cosa cercando il tuo onore; e con tutte le nostre forze, spendendo tutte le nostre energie e sensibilità dell’anima e del corpo a servizio del tuo amore e non per altro; e affinché possiamo amare i nostri prossimi come noi stessi, trascinando tutti con ogni nostro potere al tuo amore, godendo dei beni altrui come dei nostri e dei mali soffrendo insieme con loro e non recando nessuna offesa a nessuno” (FF 270).
Buon triduo pasquale
Laudato si’!






Buon Giovedì Santo a tutti voi. Vi invito a condividere il vostro commento, con una citazione del testo che avete letto. Grazie per i vostri preziosi contributi
“Oggi conosciamo meglio, in questo frantoio, cosa sia la vendetta di Dio attraverso l’esperienza di Gesù.” Ci aspettiamo la vendetta di Dio, e invece ci stupisce con la sua umanità. Grazie per questo cammino sulla parola, e buon triduo a tutti
Grazie Salvo, buon triduo pasquale nel segno della misericordia di Dio
“«Pregate, per non entrare in tentazione». Il suo pensiero va a noi”: quanto mi fa riflettere il dono di Dio nell’ora più buia, rivolge lo sguardo sempre su di noi. Quanto amore!
Ti auguro un buon triduo, cara Roberta, sentendoci guardati da Dio
“Luogo è lo spazio del dialogo con Dio, dove si prega”. Gesù giunge nel “luogo” che è un orto. Grazie a tutti voi per aver reso un blog come un “luogo”, spazio di preghiera e riflessione.
Grazie don Gabriele per camminare con noi, auguri speciali a te oggi e a tutti i presbiteri, nel giorno dell’istituzione dell’Eucaristia è un po’ anche la vostra festa.
Grazie Antonio
Una preghiera
Oggi abbiamo un pellegrinaggio con 16 detenuti dal carcere al Duomo e alle 17 la lavanda dei piedi per loro da parte del Vescovo
Uniti in preghiera don Dario carissimo. E auguri anche a te per il ministero che porti avanti ogni giorno. Buon triduo
Una preghiera per il discernimento e per un bimbo di nome Carlo, che ha una malattia rara ed è stato operato al cuore, ed è in attesa di una famiglia adottiva. Vi chiedo a tutti una preghiera speciale, perché il Signore ci faccia comprendere cosa è bene.
Grazie Paola, il vostro gesto ci commuove. Buon Giovedì Santo
Mi tocca molto questa lettura. Proprio oggi che qui intorno pioggia incessante… E la preghiera del Padre nostro che tutti i giorni noi ripetiamo come Gesù “sia fatta la tua volonta’..”
. 🙏🧎💔☮️
Grazie Anna Maria, anche dentro la pioggia della nostra vita, Gesù ci insegna cosa vuol dire fare la volontà del Padre. Buon Giovedì Santo
“… non recando nessuna offesa a nessuno.”
Il Padre ci insegna lasciandoci liberi di scegliere quali intenzioni, in parole ed opere, profondere verso il nostro prossimo.
Resta a noi e chi ci circonda valutare i frutti del nostro operato.
Buon Tutto! 🔆
Grazie Sergio, sta proprio a noi scegliere. Lui ci mostra la via, che è Gesù stesso. Buon Giovedì Santo
In questo passo del Vangelo di Luca, il verbo “pregare” ricorre molte volte.
Luca ci presenta due esortazioni di Gesù:
“La sua preghiera personale” che è rappresentata in tre momenti:
– nel suo inizio: “Inginocchiatosi pregava”
– momento culminante: “In preda dall’angoscia pregava più intensamente
– nel suo termine: “Rialzatodi dalla preghiera”.
L’altra esortazione: “Pregare per non entrare in tentazione”: è la tentazione che prende ciascuno di noi, quando chiudiamo gli occhi e orecchie per non vedere e non sentire i bisogni di chi ci sta attorno. Defilarci lontano da ciò che invece ci chiamerebbe a buttarci con coraggio. Questa esortazione di Gesù, ci fa capire che la preghiera non è fuga, non è declinare la responsabilità, non è rifugiarsi nel privato ma la preghiera è guardare in faccia la tentazione, la paura, la responsabilità. La preghiera è fare come il Samaritano che, di fronte all’uomo ferito, si ferma e si piega su di lui.
La preghiera è audacia che affronta la decisione importante. Gesù è il Maestro.
Buon triduo fratelli, il Signore vi benedica
Grazie Milena, tutto ruota intorno alla preghiera e al rialzarsi. Buon Giovedì Santo!
“Sia fatta la Tua Volontà” Difronte al male del mondo il Signore ci ha già insegnato a Pregare con la Preghiera del “Padre Nostro” abbandonando la nostra Volontà anche se di buone intenzioni impegnandoci a mettere in pratica la Sua Volontà Via di Verità e Vita.
Grazie Annamaria, che grande insegnamento nell’orto, l’abbandono alla volontà del Padre! Buon Giovedì Santo
“Una volontà di bene per tutti, che supera la nostra idea di giustizia” grazie Antonio e buon triduo a tutti
Tutto il cammino fatto nella Quaresima è stato un dialogo tra giustizia e misericordia… Buon Giovedì Santo Maria!
‘…non ritenere di proprio possesso nulla, perché il possesso è l’opposto dell’Amore.’
Mi ha colpito questo passaggio in cui vedo l’essenza della ns Fede…🙏
“Nulla di proprio” era l’espressione corretta della Povertà in San Francesco. Buon Giovedì Santo Grazia!
Grazie Antonio per averci accompagnato con le riflessioni e preghiere. Il male di questo nostro mondo è la solitudine in mezzo alla gente. Siamo soli quando abbiamo bisogno nn tanto di beni materiali ma di sostegno e Amore fraterno. Pochi esseri umani ti tendono la mano per aiutarti quando cadi per sorreggerti con pazienza in attesa della ripresa. Siamo bravi a donare 2€ con il cellulare per la ricerca e poi ….fate voi…nn dimentico chi oggi è presente e aiuta ma occorre alimentare questa schiera di fratelli volenterosi. Come ieri…oggi e domani dobbiamo pregare . LaudatoSI
Vero Maria Giovanna cara, il vangelo ci invita a relazioni vere, la solitudine è la radice di molti mali. Buon Giovedì Santo
“La tristezza e l’agonia. A un tiro di sasso questa è la grande differenza tra i discepoli e Gesù: la nostra umanità vive spesso nella tristezza, che ci rende già sconfitti nel dolore, ci lascia dormire; la divinità di Gesù risiede dell’agone, nella lotta, nel desiderio di rialzarsi ” Preghiamo affinché nella Risurrezione di Gesù troviamo lo slancio per rispondere al grido dei poveri e della Terra Grazie Antonio
Grazie Giuseppa, preghiamo affinché reagiamo al grido della Terra con l’agone e non con la tristezza. Buon Giovedì Santo
Il percorso di Quaresima e la settimana Santa fanno riflettere che sulla terra siamo di passaggio e vivere nella tentazione e nel peccato non fa bene, ma essere consapevoli che si può amare gli altri e custodire il creato è una necessità. Una nuova luce alle tenebre del vivere quotidiano per sé e non per la comunità. La Pasqua e la resurrezione sono la transizione e la luce per una nuova vita da vivere per il bene comune.
Grazie Luigi, possa il triduo pasquale insegnarci a vivere nel mondo. Buon Giovedì Santo
Nell’ agonia la prova. Non e’ facile combattere ma possiamo resistere fino a che si puo’. Solo la preghiera e’ l’ arma piu’ efficace per sostenere il combattimento che sembra impossibile sopportare.La preghiera e’ accogliere Dio Padre onnipotente nelle nostre vite. Come inseggna Gesu che e’ in agonia sul Getsemani. Con le grazie necessarie per sostenere le sofferenze che la vita ci fa incontrare.
Maria Laura cara, la chiave di tutto è sempre la preghiera. Gesù nell’orto ci insegna la forza della preghiera, nell’ora più buia. Buon Giovedì Santo
“Anzitutto Gesù prende le distanze dal male, chiede al Padre: “se vuoi, allontana da me questo calice!”, cioè il calice della sofferenza che è voluta dagli uomini. Dio non vuole il male, sono gli uomini a costruire le croci, a infliggere sofferenze ai fratelli e al creato.”
Gesù, che ci insegna come poter resistere al male ingiusto, ma che sono gli uomini stessi a provocare,quello a cui d’istinto si potrebbe rispondere con la stessa moneta. Solo così possiamo andare ‘oltre’ per trovare la volontà di Dio.
Un abbraccio per la pace ci unisca
Laura
Grazie Laura, l’arma della misericordia rispetto al male del mondo. Questo il grande insegnamento, a un tiro di sasso, nell’orto di questa sera. Buon Giovedì Santo
Grazie Antonio…
Anzatevi e pregate
Giorni della Sua Misericordia…giorni di dono…di sofferenza…di servizio…Gesù ci chiede di seguirlo
Alzatevi e pregate…il dolore…le ingiustizie…la nostra fragilità…
La Grazia di Dio è più grande…il Bene è più grande
L’Agnello è il Nostro Pastore…non manchiamo di nulla
Buon Triduo Pasquale Laudato Si’
Grazie Daniela, seguiamo Gesù e non sbaglieremo. Buon Giovedì Santo
Nel Getsemani Gesù, passato con decisione il fiumiciattolo Cedron, insegna che la preghiera urgente e importante, occorre farla con decisione, costi quel che costi. Per cui, oggi, con alcune guerre notevoli e pericoli fi guerra, giorni di confusione di orientamenti, di mancanza di etica, si rende necessaria la preghiera, incessante, decisa, Sarebbe necessario che tutti i cristiani, in tutta Europa e nel mondo manifestassero, con pellegrinaggi, processioni e altre aggregazioni, la necessità della pace, la fine delle ostilità, l’impegno per il comune intento di tutti gli esseri umani di buona volontà di unirsi per costruire pace, armonia, cooperazione.
Nel buio dell’orto ciò che risplende è la preghiera di Gesù. Impariamo da questa luce. Buon Giovedì Santo Michele caro
Uscire dall’io! Noi abbiamo sempre a Gesù accanto a noi. Lui sì che ha provato la solitudine. Grazie Gesù per essere sempre con noi ed in noi!!
Grazie Cristina, uscire dall’io, la forma più estrema di solitudine. Buon Giovedì Santo
Preghiera, preghiera e abbandono, questo il cuore di tutto il cammino e in particolare questo ultimo faticoso non scelto tratto di strada. Gesù nei vangeli che ci hanno accompagnato cerca in tutti i modi, con tutti i sensi, con tutto il corpo, con tutto il creato di condurci al centro di tutto, la preghiera incessante alla volontà del Padre. Spero di cuore che ciascuno di noi possa fare tesoro di questo grande insegnamento , grazie Antonio.
Con la preghiera, in questa notte, Cristo squarcia le tenebre. Grazie Anna cara
Oggi la Chiesa vive l’Ultima Cena durante la quale Gesù lava i piedi ai discepoli, Il gesto del “SERVIRE”. Tutta l’umiltà in quel gesto: Gesù che si dona materialmente con il Pane e il Vino nell’ultima Cena e, ancora, con il gesto umile del servire che rappresenta non solo l’essenza del donarsi, ma il donarsi reciproco. L’essenza dell’Amore, che ci permette di entrare nel Regno dei Cieli
Grazie Agnese, la grande umiltà di Gesù che lava i piedi. Quanto abbiamo da imparare!
Caro Antonio, questa quaresima non posso pensarla senza questo cammino che ci hai fatto fare insieme! Grazie!!! Grazie!!….
I tanti popoli e le loro terre che oggi vivono l’esperienza dell’orto, del frantoio……
li raggiunga la preghiera di Gesú e la Misericordia del Padre! 🙏🙏La Sua Pasqua sía Speranza di Pace e di vita Nuova!
Buona e Santa Pasqua a tutti!
Grazie suor Annarosa, viviamo questi giorni del triduo con il cuore vicino alle sofferenze del mondo. Troppe sofferenze
Sei sempre stato presente nella bellezza, la perfezione, l’armonia e la bontà che hai riversato nella Creazione, ma l’uomo non sempre ti ha riconosciuto. Allora hai deciso di renderti visibile, un uomo tra gli uomini, di camminare come noi su questa terra; allora qualcuno si è accorto di te, ma non ha pienamente compreso. Hai portato la tua missione fino in fondo, fino alle estreme conseguenze, ma non ti è bastato dare la vita, effondere il tuo sangue per la nostra salvezza: sei rimasto per sempre con noi in un pane che ci permette di assimilarti completamente e se pure disseminato in miliardi di particole in tutti i tempi è uno solo e ci fa uno in te!
Grazie mio Gesù, amore della mia vita, Vita della mia vita, grazie!
Che bella questa dichiarazione d’amore. Grazie Caterina cara
Grazie Antonio, in questo passo del Vangelo quello che mi fa riflettere sono gli apostoli che non riescono a stare svegli e si addormentano, sembra quasi non riescano a stare vicini a Gesù in un momento così difficile.
Spesso questo succede anche a noi, magari dimentichiamo di dare un conforto anche con una parola al nostro vicino che si trova in difficoltà.
Preghiamo per essere di aiuto per il prossimo.
Laudato Si’
Grazie Luca, tante volte noi siamo come i tre amici, a un tiro di sasso, presi da tristezza e stanchezza. Che il Signore ci aiuti sempre a restare svegli…
Grazie Antonio per questi insegnamenti edificanti 🙏🏿
“Alzati e prega per non entrare in tentazione” ci ricorda come spesso la preghiera sia la nostra arma fatale per preservarci dalle concupiscenze e dalle difficoltà che affrontiamo quotidianamente. Che il Signore metta nei nostri cuori il desiderio e la passione per una preghiera vera e sincera in ogni momento.
Buon Triduo Pasquale 🙏🏿🙏🏿🙏🏿😘
Grazie Antonio per questi insegnamenti edificanti 🙏🏿
“Alzati e prega per non entrare in tentazione” ci ricorda come spesso la preghiera sia la nostra arma fatale per preservarci dalle concupiscenze e dalle difficoltà che affrontiamo quotidianamente. Che il Signore metta nei nostri cuori il desiderio e la passione per una preghiera vera e sincera in ogni momento.
Buon Triduo Pasquale 🙏🏿🙏🏿🙏🏿😘
La lavanda dei piedi di stasera durante la celebrazione mi ha fatto capire quanto dobbiamo essere umili, servendoci l’un l’altro con profondo rispetto e semplicità, per poter continuare ad amarci come Cristo ci raccomanda. 🙏🏿🙏🏿🙏🏿😘
Giovedì solitudine
Venerdì dolore
Sabato silenzio
Ma siamo sicuri ke abbiano solo accezione negativa?
NO
La messa ke va da giovedì alla notte d Pasqua ci sta ad insegnare il valore positivo dei tre sostantivi ke accompagnato i giorni del weekend santo!
Nella solitudine si nasconde il nostro ego, la nostra essenza, con i pensieri giusti x alimentare opere e parole buone.
Nel dolore siamo in ginocchio davanti a Dio e a Gesù, la posizione migliore x capire chi siamo, dove siamo e cosa vogliamo diventare.
Nel silenzio facciamo esperienza di introspezione, alleniamo l’anima, attribuiamo le priorità e grazie alla sua magica bolla riusciamo pure a fare ogni tanto un sacrosanto reset!
La quarta e sottintesa parola è quella del giorno di Pasqua, è la gioia, quella ke sta in ogni cuore e ke dobbiamo alimentare noi x farla uscire, sarà la sicura guida del cammino, con l’amore formano la miscela esplosiva della vita di ognuno!
Grazie Anto e auguroni di buona Pasqua a tutti…
Grazie Antonio per questa riflessione su Gesù nell’Orto, un grande invito davvero a pregare sempre, soprattutto quando il male sembra più presente e quando siamo disperatamente assetati di giustizia per tanta umanità sofferente. Una Santa Pasqua di Speranza a tutti!