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Domenica 27 novembre

I DOMENICA DI AVVENTO – ANNO A

Mt 24, 37-44

Ricomincia oggi, con la prima domenica di Avvento, il Cammino Laudato Si’ che accompagnerà le domeniche dell’anno liturgico che inizia con questo vangelo. Un cammino sui passi della parola di Dio, letta alla luce del nostro impegno verso la conversione ecologica. Un cammino che inizia in un modo strano: Gesù ci parla delle realtà ultime, il primo vangelo dell’anno liturgico presenta un discorso escatologico. Che senso ha? 

Avvento è un tempo propizio per preparare la strada al Natale, al mistero dell’incarnazione di Dio. Il creatore sceglie di vivere la nostra vita di ogni giorno, e noi siamo chiamati nella quotidianità a discernere i segni dei tempi. In questa ottica si comprende meglio perché cominciare un cammino conoscendo già il finale, ciò che ci attende alla fine.

Il vangelo di questa domenica ci propone una parte del “discorso escatologico” presente al capitolo 24 del vangelo di Matteo, subito dopo l’affermazione su questa generazione, l’invito a non attendere chissà quale futuro, ma di vivere il presente con i sentimenti delle sentinelle. Il brano di questa domenica è immediatamente successivo alla bella immagine del fico, all’invito sempre presente nel messaggio di Gesù a contemplare il creato, ad ascoltare la sua voce come fece Mosè davanti al roveto che bruciava e che non si consumava. Le immagini del brano di questa domenica sono tratte dalla vita quotidiana, e ci insegnano lo stile da avere in questo Avvento, e in fondo nella vita di ogni giorno.

Marc Chagall, Arca di Noè, 1961, Museo Marc Chagall, Nizza

“Come furono i giorni di Noè”. Gesù ai suoi discepoli dice come verrà il Figlio dell’uomo. Ai tempi di Noè accadeva esattamente quello che accade in ogni tempo: mangiare, bere, riprodursi. Attività primarie della vita e dell’esistenza, senza le quali non si conserva la specie. Anche Noè mangiava, beveva e aveva figli. Il male consiste in questo? La differenza, sottile, la fa lo stile. Si può pensare, nella vita, che tutto si risolva solo nel soddisfare il bisogno di mangiare, di bere e di mettere su famiglia. Oppure si può pensare, insieme a questo, anche a costruire un’arca, a dare ascolto al grido della terra e adoperarsi con la propria tecnica a fare qualcosa di concreto. Gli altri non si sono accorti di nulla. Come avviene anche oggi, molti neppure si accorgono di chi prova a costruire un’arca. La salvezza si costruisce nella vita di ogni giorno, dando ascolto all’amore di Dio.

Non dobbiamo attendere chissà quale futuro, chissà quali segni o miracoli per vivere questa grazia. Oggi è il giorno opportuno, è questa generazione che vedrà i segni dei tempi. Non dipenderà da cosa faremo, ma da come lo faremo. Per questo motivo due uomini saranno nel campo, nel proprio lavoro, e avranno una sorte diversa; per questo anche due donne macineranno alla mola, anche loro al lavoro, e corrono lo stesso rischio. Un messaggio universale, che vale per uomini e donne, nella dignità del loro fare. Ognuno di noi può fare lo stesso lavoro, ma con uno stile che ti salva, o ti lascia abbandonato!

“Vegliate!” Pensate che bello questo invito, a rimanere svegli, attenti alla bellezza che ci circonda! Ci prepariamo a Natale, che nel nostro immaginario è di notte, con presepi fatti di stelle e di candele. In questa notte, che è il buio delle nostre giornate senza senso o della routine quotidiana che ci annulla, siamo chiamati da Dio che si incarna a tenere gli occhi aperti, a non subire la realtà ma a viverla! Quale fiducia ha Gesù in ciascuno di noi…

Jean-François Millet, Angelus, 1858, Museo d’Orsay, Parigi

Il vangelo di oggi si chiude con l’immagine del padrone, di chi teme di venire scassinato dal ladro, perché vive tutto come possesso. L’opposto dell’amore, come ci insegna San Francesco, non è l’odio, ma il possesso, perché è negazione dell’amore. Pensiamo a Noè, che non possiede l’arca, ma la mette a disposizione per la salvezza del creato. Infatti questo vangelo si concluderà con la figura del servo, non presente nel brano di oggi. E questo servo sarà beato, l’ultima beatitudine presente nel vangelo di Matteo, che riassume un po’ tutte le beatitudini: essere conformi al figlio di Dio!

L’augurio più bello, in questo nuovo anno liturgico, è di camminare con a fianco la parola di Dio per costruire un mondo migliore, con lo sguardo di Francesco di Assisi, che diceva nella stupenda parafrasi al Padre Nostro: “Sia fatta la tua volontà, come in cielo e così in terra: affinché ti amiamo con tutto il cuore, sempre pensando a te; con tutta l’anima, sempre desiderando te; con tutta la mente, orientando a te tutte le nostre intenzioni e in ogni cosa cercando il tuo onore; e con tutte le nostre forze, spendendo tutte le nostre energie e sensibilità dell’anima e del corpo a servizio del tuo amore e non per altro; e affinché possiamo amare i nostri prossimi come noi stessi, trascinando tutti con ogni nostro potere al tuo amore, godendo dei beni altrui come dei nostri e dei mali soffrendo insieme con loro e non recando nessuna offesa a nessuno.” (FF 270).

Vi auguriamo di cuore un buon cammino verso il Natale del Signore! 

Laudato si’!