Domenica 26 febbraio

I DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO A

Mt 4,1-11

Inizia questa domenica un nuovo cammino, sempre vecchio e allo stesso tempo nuovo, come ciclica è la nostra vita. Dove risiede quindi la novità? Che senso ha, ogni anno, intraprendere questo tempo di Quaresima? Torniamo indietro nella narrazione dell’Evangelista Matteo, che nelle scorse domeniche ci ha accompagnato con il discorso della montagna al capitolo 5. Da oggi invece è come se facessimo qualche passo indietro, tornando al contesto naturale del Battesimo nel Giordano. Dopo il battesimo, infatti, Gesù viene descritto con l’episodio delle tentazioni. È importante aprire questo cammino quaresimale fissando lo sguardo sul tema della tentazione, avendo come esempio Gesù.

Il testo di oggi si conclude con l’espressione “Allora il diavolo lo lasciò”, Luca usa l’espressione “Dopo aver esaurito ogni tentazione”, facendo quasi intuire che le tre tentazioni a cui è sottoposto Gesù nel creato, nel deserto, racchiudono tutte le tentazioni che ci possano riguardare. Sono in fondo le tre tentazioni del popolo eletto nel deserto, la fame e la manna, il vitello d’oro, l’acqua. Sono le tentazioni che vive la chiesa, le tentazioni che vive la nostra casa comune, le tentazioni di ciascuno di noi. 

 

Cosa è una tentazione? Satana stesso ci dà la risposta: “Se sei figlio di Dio”. La tentazione non riguarda le cose, il pane, l’acqua, perché le cose sono in sé. Se noi viviamo da figli di Dio, comprendiamo che tutto è dono. Ma se il nostro dio è altro, di conseguenza noi diventiamo i padroni del Creato, ce ne impossessiamo, ci illudiamo di dominarlo. Questa è la tentazione che viviamo tutti noi: chi di noi, per risolvere la fame nel mondo, non desidererebbe trasformare tutte le pietre in pane? Chi di noi, guardando alla politica internazionale, non avrebbe desiderio di governare i regni della terra per vivere la pace nel mondo? Se avessimo un dio che esaudisse tutti i nostri desideri, le preghiere di guarigione che ci chiedono i nostri amici, quanto saremmo contenti? A pensarci bene, è la tentazione che viviamo tutti noi, la nostra chiesa, spesso “a fin di bene”!

Questo ci fa riflettere tanto sul senso delle nostre azioni. Il male, molto spesso, si fa “a fin di bene”. Il bene invece si dovrebbe fare semplicemente “perché è bene”. C’è una sottile, ma immensa differenza. Se facciamo qualcosa a fin di bene, allora è molto probabile che stiamo sbagliando enormemente, e neppure ce ne accorgiamo! Gesù si rifiuta categoricamente, rifiuta di essere il Messia che risolve tutti i problemi del mondo. Non è il Messia politico che molti in Israele aspettavano. Non è il Messia con effetti speciali, che scende dalla croce e tutti gli credono. Nulla di tutto ciò. Gesù, come figlio di Dio, ha scelto di essere solidale con tutti i fratelli, con il limite di ciascuno di noi, a partire dal silenzio vissuto nel battesimo, pochi versetti prima, in coda con i peccatori. Ci insegna a vivere, in pienezza, il nostro limite umano, che la tentazione ci spinge a rifiutare in cerca di illusioni che non ci danno mai la felicità.

“Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto”, pieno di Spirito, ha appena ascoltato il Padre che ha detto “sei mio figlio”. Il deserto, luogo del Creato che ci parla con forza attraverso il silenzio e l’aridità di morte, è il luogo del nostro limite. È il luogo dove si sperimenta la povertà, la sete, la fame. È la condizione umana contrapposta al giardino, alla ricchezza, ciò da cui scappò Adamo, finito per disobbedienza nel deserto. Lo Spirito lo spinge dentro il deserto. Ci resta quaranta giorni, come i quarant’anni del popolo nell’esodo. Quarant’anni è una generazione, vuol dire che tutta la vita è una tentazione.

La parola tentazione, in greco πειρασμός (=”peirasmos”), significa “trapassato con la punta”, “andare oltre”, trovare il guado. Da questa parola deriva “esperienza”, anche “esperto”, nella prova diventi provato, fai esperienza. Con la stessa radice deriva anche la parola “pericolo”, radice di “perire”. La tentazione esprime la tensione della nostra vita, dove da un lato vogliamo “andare oltre”, ma rischiamo continuamente di perire.

Tutta l’azione del vangelo di oggi, come tutta la prima parte del Vangelo di Luca, ruota sempre intorno alla parola. Tra Gesù e Satana c’è quasi una disputa teologica, a colpi di citazioni delle Sacre Scritture. L’azione principale che fa Satana, il separatore, con Gesù ma anche con ciascuno di noi ogni giorno, è di separarci dalla parola. Solo la parola porta vita e verità, e a lui basta mettere in dubbio quella parola per compiere la sua azione principale. Gesù, immerso nel creato, ci mostra la strada per non cadere in questa tentazione.

“Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame”. È normale, ogni uomo ha fame. Fame di cibo, di beni materiali. Fame di relazioni, di vita tra gli uomini. Fame di Dio, di risposte di senso oltre il nostro sguardo quotidiano. Su queste tre forme di fame, che racchiudono tutto il desiderio degli uomini, si snoda il racconto delle tre tentazioni di oggi.

 

«Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane», all’apparenza un’opera buona, il pane è buono, la pietra è buona, che male c’è a obbedire? Il diavolo non dubita che Gesù sia figlio di Dio, sarebbe sciocco, ma l’accento sottile della tentazione è “come vivere da figli di Dio?”. Vediamo che Gesù agisce con una citazione, ripresa dal Deuteronomio (Dt 8, 3) “Non di solo pane vivrà l’uomo” e la completa dicendo “… ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio“. È un richiamo alla tentazione del cibo nel deserto del popolo di Israele, la manna. Il pane è necessario, per carità, ma la tentazione è porre il pane come primo obiettivo della vita, e non la parola. Se la mia vita tende solo ad accumulare pane, solo accumulare denaro, accumulare petrolio, accumulare benessere – spesso a spese di altri vicini o lontani o del pianeta di cui poco mi interessa – allora ecco la tentazione. Vivere i beni secondo la parola di Dio, questo salva! Tutto è dono, e tutti i beni vanno vissuti da custodi, e non da padroni. Quanto è profetico il voto di “povertà” che Francesco chiede ai frati, di “vivere senza nulla di proprio”! Nel mondo non manca il pane, c’è abbondanza di beni per tutti, ma la fame e la povertà nascono dal desiderio di accumulare di pochi. Quindi, attenzione, non è una alternativa tra il pane e Dio, l’uno non esclude l’altro. Tutto il nodo è su “come” si vivono i beni, il pane, se al centro c’è la parola. Questo fa la differenza.

“Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù“, la seconda tentazione, detta non più nel creato desertico ma nel punto più alto del tempio. La tentazione rivolta a Dio, grande fame dell’uomo che ha bisogno di Dio. Gesù ha sempre risposto che si fida della Parola, che si fida di Dio. E quindi, in questa tentazione, cita espressamente la Parola, il Salmo 91, il diavolo conosce bene la teologia! Il diavolo cita il migliore salmo sulla fiducia in Dio! L’invito è “metti alla prova Dio che ti promette questo!” Cosa c’è di male? Se non mi butto, è come se non mi fidassi di Dio, no? Che tentazione sottile che viviamo ogni giorno! Gesù non si butta, perché? La tentazione consiste nel mettere alla prova Dio, proprio perché in fondo non si ha fiducia. Se un ragazzo ha fiducia della fidanzata, non ha mica bisogno di metterla alla prova! Lo stesso per Dio: Gesù non ha alcun bisogno di verificare la fiducia, perché si fida ciecamente del Padre, qualsiasi cosa avvenga. Questo, a pensarci bene, è il più grande insegnamento di oggi.

«Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Questo dice il tentatore, nell’ultimo tentativo, avendolo portato in alto sul monte. La terza “fame” dell’uomo è il potere. Non riguarda più le cose, ma le relazioni con gli altri. Non dice “se sei figlio di Dio”, perché non avrebbe senso chiedere di prostrarsi, ma mostra i regni, il potere come dominio. Il dominio già di per sé è una forma di uccisione, di schiavitù. Noi siamo purtroppo spesso nella logica del dominio, lontana dal prenderci cura chiesto a noi da Dio nel giardino di Eden. È proprio vero che “tutto è suo”, tutto il potere è del tentatore, perché il dominio è nelle mani di chi vuole separare. Gesù risponde sempre con la Sacra Scrittura, si riferisce alla scena del vitello d’oro, e cita il Deuteronomio quando risponde “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”. Non c’è nulla di buono, a differenza del pane, nel dominare l’altro, azione a cui contrappone il servizio. Nel servizio c’è l’azione dei figli di Dio. Rendere culto nel servizio ai fratelli e al pianeta, cercando di non essere dominatori.

Perché, anche se il nostro pianeta è come una casa in fiamme, e i dati scientifici e sociali non sono per nulla incoraggianti, come mai la nostra azione è sempre animata dalla speranza? Semplicemente perché noi cerchiamo di essere discepoli di Cristo, e ci fidiamo del Padre senza necessità di metterlo alla prova, qualsiasi cosa ci faccia vivere. Vivere da figli, senza bisogno di possedere Dio. Sia nell’ambito delle cose, che delle relazioni umane o Dio, possiamo vivere queste tre dimensioni “senza nulla di proprio”, ma come dono gratuito.

“Allora il diavolo lo lasciò”. Il finale è molto bello, il diavolo si arrende e va via. Questo consente a Gesù di essere avvicinato da angeli che lo servivano. Resistere alle tentazioni ci porta a essere serviti da Dio. I sinottici, nella stessa scena, fanno presente che c’erano “bestie selvatiche”, segno della nostra fame che c’è sempre, ma accompagnata dalla presenza gratuita di Dio.

In questa gratuità dimostrata nel deserto delle tentazioni, sembra di ascoltare le parole di Santa Chiara: “Il beato Francesco poi, costatando che, nonostante la debolezza e fragilità del nostro corpo, non avevamo indietreggiato davanti a nessuna penuria, povertà, fatica e tribolazione, né ignominia o disprezzo del mondo, che, anzi sull’esempio dei santi e dei suoi frati, tutto ciò stimavano sommo diletto, molto se ne rallegrò dal Signore” (FF 2832). Ringraziamo il Signore per il dono della sua fiducia nel Padre, che dobbiamo riscoprire aprendo il cammino quaresimale. Preghiamo affinché questo tempo di conversione ci offra gli strumenti per rispondere a ogni forma di tentazione. 

Vi auguriamo di cuore un buon cammino quaresimale e una buona domenica.

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