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Da Antonio Caschetto

Domenica 4 dicembre

II DOMENICA DI AVVENTO – ANNO A

Mt 3,1-12

Prosegue il Cammino Laudato Si’ che accompagna le domeniche dell’anno liturgico. Questa domenica il vangelo ci presenta la figura di Giovanni Battista, icona della persona che si accosta a Dio che nasce. E’ interessante vedere come si tratti dell’ultimo profeta, è una cerniera tra l’Antico e il Nuovo Testamento. 

Quanto abbiamo bisogno di persone e gesti profetici! Tutta la cultura ebraica è impregnata della promessa di Dio, la terra e la discendenza, fin dai tempi di Abramo. Non c’è legge senza i profeti. Profeta non è chi predice il futuro, quelli sono cartomanti o farabutti. Piuttosto il profeta, anche oggi, ci aiuta a leggere il presente, a comprendere alla luce della parola di Dio la vita che ci circonda.

Il vangelo di questa domenica ci accompagna per mano alla scoperta di questo Dio che, incarnandosi, sceglie la via della spogliazione. Una via di kenosis, per via di levare come fanno i bravi scultori, che creano con gesti di sottrazione, di umiltà.

Leonardo da Vinci, San Giovanni Battista, 1508, Museo del Louvre, Parigi

“In quei giorni, venne Giovanni il Battista”. Il brano di oggi inizia con questa espressione temporale, tra l’altro usata ogni domenica per aprire i brani del vangelo. Nel testo di Matteo questa espressione, che è presente, indica un fatto accaduto che si può rivivere nella misura in cui lo desideriamo. Quei giorni possono essere anche i nostri giorni, se lo vogliamo. Il Battista, colui “che battezza”, che immerge a fondo, che aiuta a conoscere fino in fondo, predicava. O meglio, proclamava, urlava a tutti un annuncio importante: il Regno di Dio è qui!

Nulla da predicare o da spiegare, ma un annuncio breve e urlato. Un annuncio che avviene in un luogo particolare, nel deserto. Ecco che il creato ci parla, attraverso luoghi che esprimono la nostra storia: il deserto è il luogo della fuga del popolo ebraico dalla schiavitù, ma è anche un non-luogo perché non è la meta del cammino, e perché non è un luogo sicuro e desiderato. E’ un invito al dinamismo, a camminare, perché se non si cammina, nel deserto si muore. I deserti, interiori ed esteriori, sono i luoghi delle nostre giornate, i luoghi delle nostre paure, delle nostre tentazioni, dei nostri idoli e dei nostri vitelli dorati. Sono i luoghi in cui sperimentiamo la provvidenza di Dio, dove troviamo manna e quaglie, dove riconosciamo le nostre fragilità e la fiducia nel creatore.

“Convertitevi!” ecco l’annuncio urgente del Battista. Cambiate strada, state sbagliando tutto, sembra che ci stia dicendo. Non è un annuncio piacevole, quando qualcuno ci ricorda che stiamo sbagliando tutto! Pensiamo a Papa Francesco, al suo annuncio di conversione all’ecologia integrale, quanto bisogno c’è di conversione! E che fatica farsi comprendere, ricevere ascolto. Convertiamoci oggi, come già si diceva domenica scorsa, è oggi il kairos, il momento opportuno. Non bisogna aspettare tempi futuri, basta girare lo sguardo, convertirsi, e il regno di Dio è qui.

Il Battista è icona del profeta. E’ anzitutto “voce”, elemento che lo distingue è il suo grido nel deserto, citando un altro profeta, Isaia. Veste di “peli di cammello e una cintura di pelle” come Elia, mangia “cavallette e miele selvatico” come un eremita. Il cammello è l’animale che vive nel deserto, e che consente di attraversarlo, il Battista è vestito della parola di Dio che disseta nel deserto. Le cavallette nel deserto uccidevano il serpente, la parola che uccide la menzogna. In lui si vive, in maniera integrale dalla voce, al vestito, al cibo, la forza della parola di Dio che nutre e dona vita.

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La gente va via “da Gerusalemme” per accorrere a lui, farsi battezzare e confessare i peccati. Un esodo al contrario, la terra promessa non è più Gerusalemme, ma tutti sentono il desiderio di uscire dalla città. Quante volte nella vita rincorriamo tante “Gerusalemme”, per poi scoprire che l’incontro con Dio, nel profondo dell’acqua e del perdono, si trova altrove, nel creato e nella relazione con i fratelli e le sorelle! Anche se andiamo incontro a un annuncio duro, che ci parla di una scure pronta sulla radice degli alberi, e di un fuoco che purifica dal male e che giudica.

Preghiamo il Signore affinché in questa domenica ci aiuti a vivere con coraggio profetico, con le parole di Santa Chiara di Assisi, che diceva: “Sì, perché è ormai chiaro che l’anima dell’uomo fedele, che è la più degna tra tutte le creature, è resa dalla grazia di Dio più grande del cielo. Mentre, infatti, i cieli con tutte le altre cose create non possono contenere il Creatore, l’anima fedele invece, ed essa sola, è sua dimora e soggiorno, e ciò soltanto a motivo della carità, di cui gli empi sono privi. E’ la stessa Verità che lo afferma: “Colui che mi ama, sarà amato dal Padre mio, e io pure l’amerò; noi verremo a lui e porremo in lui la nostra dimora”.” (FF 2892).

Vi auguriamo di cuore una buona domenica! 

Laudato si’!