(Lorenzo Lotto, Adorazione dei pastori, Pinacoteca Tosio Martinengo, Brescia, 1534)

(Lorenzo Lotto, Adorazione dei pastori, Pinacoteca Tosio Martinengo, Brescia, 1534)

 

Salve, Madre santa: hai dato alla luce il Re 

che governa il cielo e la terra nei secoli dei secoli.

Da Antonio Caschetto

Domenica 1 gennaio

MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO – SOLENNITÀ

Lc 2, 16-21

Ci ritroviamo oggi ad aprire un nuovo anno, sui passi della parola di Dio. Il vangelo che inaugura l’anno ci descrive la reazione degli uomini davanti alla grotta di Betlemme. Un invito a riflettere, anche noi, sulla nostra reazione di fronte a questo Dio che si fa piccolo, bisognoso di tutto e fragile. Un Dio che ci tiene a coinvolgerci nella sua gioia, e nei suoi progetti.

Nei primi versetti del vangelo di Luca troviamo i ritratti di tanti uomini, tocca a noi scegliere a quale identificarci: ci sono i Cesari di turno, che impongono censimenti e controllano numeri, ci sono sommi sacerdoti che da lontano conoscono le scritture ma non escono dai templi, ci sono pastori raggiunti come Mosè con il roveto ardente nel pieno del loro lavoro quotidiano. C’è Maria, che custodisce tutto nel suo cuore. C’è Giuseppe, silenzioso protagonista della storia. C’è questo bambino, avvolto in fasce, esattamente come sarà avvolto in fasce nel sepolcro, c’è il suo corpo che è il dono più grande che Dio ha fatto all’umanità.

(Caravaggio, Adorazione dei pastori, 1609, Museo Regionale, Messina)

(Caravaggio, Adorazione dei pastori, 1609, Museo Regionale, Messina)

“In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio”. L’azione dei pastori è conseguenza di un annuncio, raccontato pochi versetti prima, da parte delle schiere degli angeli. Tutta la nostra fede ruota intorno alla parola: ciascuno di noi, come i pastori, viene raggiunto da un racconto e da un annuncio, sta a noi andare senza indugio. Una parola che non si impone, una parola discreta, che lascia ciascuno nella libertà di seguirla, di verificarla, di viverla. L’annuncio dell’esercito di angeli, alla vista di questo bambino avvolto in fasce e adagiato in una mangiatoia, da un lato è “gloria a Dio in cielo degli altissimi”, una gloria fatta di servizio e amore fino al gesto del lavare i piedi, dall’altro lato è “pace in terra agli uomini amati da lui”, riconoscersi amati da Dio porta alla pace duratura. Se nella terra non c’è pace, è perché gli uomini non si sentono amati da Dio.

Vanno senza indugio, non passano il tempo a filosofeggiare, a pensare, a incardinare in schemi umani ciò che ascoltano dagli angeli. Quante volte, anche noi, siamo chiamati a rispondere senza indugio, e quanto stupore ci perdiamo per il troppo ragionare! E cosa vedono? “Trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia”: non più fasce, come nell’annuncio, ma solo una grande povertà, una mangiatoia, e un personaggio silenzioso, Giuseppe. A volte ci aspettiamo chissà che cosa, ma la bravura nell’ascolto della voce di Dio, attraverso i fratelli e le sorelle che ci mette a fianco o attraverso il creato, è di stupirsi di segni piccoli. Di una promessa mantenuta.

Dopo averlo visto, con i pastori inizia il passaparola. Questa è la fede, un racconto, una parola, che prima ci raggiunge, e che poi viene condivisa, quando questa parola ci cambia la vita. Non c’è curiosità, ma “si stupirono delle cose dette loro”, c’è lo stupore, la meraviglia. Quanto è bello meravigliarsi, come i bambini! Quanta tristezza viviamo, quando non lasciamo spazio allo stupore…

In tutta questa scena, un occhio di bue illumina la figura di Maria che, “da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”. Custodiva le parole. Maria è beata non perché ha generato Dio, non perché è la mamma di Gesù, non perché lo ha allattato, ma perché ha creduto alla parola. Chi è la madre di Gesù, chi sono i suoi fratelli? Chiunque ascolta la parola. Siamo chiamati, come Maria, a custodire il creato, la sua parola incarnata. Non si dice che Maria capisce la parola, non siamo chiamati a comprendere, ma semplicemente a custodire.

 

(Domenico Ghirlandaio, Adorazione dei pastori, Basilica di Santa Trinita, Cappella Sassetti, Firenze, 1485)

(Domenico Ghirlandaio, Adorazione dei pastori, Basilica di Santa Trinita, Cappella Sassetti, Firenze, 1485)

“I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio”, possiamo dire che il primo Laudato si’ mi Signore della storia! Cantato dai pastori, in mezzo al creato, dopo la contemplazione di Dio, così come avverrà nel giardino di San Damiano, nel creato, dopo la contemplazione di Dio da parte di San Francesco. I pastori se ne tornarono, si convertirono, cambiarono strada. 

L’augurio più bello, in questo nuovo anno, è di farci raggiungere dallo stupore davanti a questa scena di Betlemme con lo sguardo di Francesco di Assisi, che cantava: “Laudate e benedicete mi’ Signore et rengratiate e serviteli cum grande humilitate” (FF 263).

Vi auguriamo di cuore un buon anno, sui passi della parola del Signore! 

Laudato si’!

(Domenichino, Adorazione dei pastori, National Gallery of Scotland, Edimburgo, 1607)

(Domenichino, Adorazione dei pastori, National Gallery of Scotland, Edimburgo, 1607)