Nei suoi 10 anni di pontificato, Papa Francesco ha visitato più di 50 paesi, facendo di lui il Papa che ha compiuto più viaggi apostolici. Il suo primo viaggio nel 2023 all’insegna del motto “Tutti riconciliati in Cristo” sarà dal 31 gennaio al 5 febbraio 2023 nella Repubblica Democratica del Congo e nel Sud Sudan, viaggio inizialmente previsto per luglio 2022.
“ Porto dentro di me, nella preghiera, le sofferenze che provate da tanto, troppo tempo.”
(Video messaggio alla RDC e al Sud Sudan, Papa Francesco).
PERCHE’ VISITARE L’ AFRICA?
I viaggi papali sono chiamati “viaggi apostolici” perché assolvono una missione di accompagnamento di una comunità e di risposta alle grida delle nazioni.
Cosa sta succedendo in questi paesi?
Questi due paesi sono tra i 10 paesi più poveri del mondo: la pressione economica che subiscono da paesi esterni, sfruttamento eccessivo delle risorse, inquinamento e schiavitù moderna, ha portato all’instabilità sociale sotto forma di violenza, criminalità armata, povertà estrema, mercati neri e migrazione forzata a causa di queste condizioni disumane.
È stato criticato che la guerra interna vissuta in questo paese (e altri in condizioni simili) sia stata provocata da paesi esterni desiderosi di ricchezza. Questo ha portato alla destabilizzazione della popolazione e della sua politica e quindi ad avere un facile accesso alla sua economia. Gruppi cattolici hanno organizzato marce pacifiste denunciando questa situazione.
La ricchezza naturale del Congo
Il Congo, situato nell’Africa Centrale, ha 97 milioni di abitanti e 200 gruppi etnici. È un paese in gran parte cristiano con vocazioni religiose in aumento. Ha anche la seconda foresta pluviale più grande del mondo – dopo l’Amazzonia – che funge da secondo più grande regolatore climatico del pianeta: purificando l’acqua, mantenendo una grande diversità di specie e catturando il CO2.
“Quei polmoni del pianeta colmi di biodiversità che sono l’Amazzonia e il bacino fluviale del Congo, o le grandi falde acquifere e i ghiacciai. E’ ben nota l’importanza di questi luoghi per l’insieme del pianeta e per il futuro dell’umanità.” (LS #38).
Come ha influito il cambiamento climatico sulle condizioni della foresta pluviale e del popolo africano?
Il Congo esporta minerali, legname, petrolio, frutta, prodotti animali – e altro ancora – verso potenze come Cina, Corea del Sud, Giappone, Unione Europea e Stati Uniti. Lo sfruttamento eccessivo e il saccheggio sono stati una parte importante del suo deterioramento – della terra e dei suoi abitanti – a breve e lungo termine.
I tassi di deforestazione e degrado forestale sono in aumento, con conseguente perdita di un grande serbatoio di biodiversità e depositi di CO2, non solo a livello regionale, ma anche globale. Questi sono problemi che richiedono una risposta globale concertata.
I governi e le imprese devono smettere di finanziare le cause della perdita di biodiversità e investire più capitale nel sostenere la conservazione della biodiversità e le comunità indigene per salvaguardare la terra sacra nel sud del mondo.
Ecco perché proteggere la biodiversità di questo paese significa proteggere la vita nel continente africano e nel resto del nostro pianeta. Tutto è interconnesso. Proteggere la foresta del Congo significa proteggere i bambini, le famiglie, l’economia mondiale e le nostre generazioni future.
Come famiglia cattolica globale, stiamo alzando la voce e chiedendo a nome dei più colpiti tra noi di non perdere più biodiversità. Chiediamo anche di affrontare le crisi climatiche e della biodiversità per proteggere la terra.
“Il riscaldamento causato dall’enorme consumo di alcuni Paesi ricchi ha ripercussioni nei luoghi più poveri della terra, specialmente in Africa, dove l’aumento della temperatura unito alla siccità ha effetti disastrosi sul rendimento delle coltivazioni. A questo si uniscono i danni causati dall’esportazione verso i Paesi in via di sviluppo di rifiuti solidi e liquidi tossici e dall’attività inquinante di imprese che fanno nei Paesi meno sviluppati ciò che non possono fare nei Paesi che apportano loro capitale” (LS #51).