Domenica 09 aprile

PASQUA DEL SIGNORE – ANNO A

Mt 28,1-10

 

Alleluia, alleluia, alleluia. 

 

Rendete grazie al Signore perché è buono, 

perché il suo amore è per sempre. 

Dica Israele: «Il suo amore è per sempre».

 

Alleluia, alleluia, alleluia! 

 

La destra del Signore si è innalzata, 

la destra del Signore ha fatto prodezze. 

Non morirò, ma resterò in vita 

e annuncerò le opere del Signore. 

 

Alleluia, alleluia, alleluia! 

 

La pietra scartata dai costruttori 

è divenuta la pietra d’angolo. 

Questo è stato fatto dal Signore: 

una meraviglia ai nostri occhi.

 

Alleluia, alleluia, alleluia! 

 

Laudato si’ mi Signore! Alleluia! Con il cuore traboccante di gioia pasquale, oggi contempliamo l’evento centrale della nostra fede: la resurrezione di Cristo! Siamo nel culmine della storia di salvezza, con la liturgia del triduo pasquale. Siamo arrivati dal cammino profondo della Quaresima Laudato Si’, allontanandoci dalla tomba della morte, la tomba dei peccati ecologici, e verso la nuova vita, una vita di conversione ecologica. Vi invitiamo a rallentare, a dedicare il tempo per approfondire e pregare su questi versetti della Parola. La lettura dei brani di Matteo di questi giorni solenni è stata focalizzata sulla collocazione dei fatti, immersi nel creato. Un orto, un monte e un giardino. Oggi ci troviamo nel giardino, pregustato già nel silenzio del monte di Golgota. E qui siamo raggiunti da una frase: “So che cercate Gesù”. Gesù non va cercato tra i morti, perché è il Vivente! Lo possiamo incontrare ogni giorno, nella nostra vita quotidiana, se solo impariamo a vivere nella sua logica, spogliandoci dei pregiudizi umani che ci danno una visione distorta del volto di Dio.

Cos’è la resurrezione? Sarebbe forse il caso di chiedercelo, ogni tanto. Oggi è un giorno speciale, per tutti noi, e ci può stare dedicare un po’ della nostra attenzione su questo concetto di fede che spesso rischiamo di dare per scontato. Siamo cristiani, e crediamo in Gesù risorto. Se Gesù non fosse risorto, a cosa crederemmo? Quindi è chiaro che, per la nostra fede, questo è l’evento centrale di tutta la storia. Ma verrebbe da chiedersi: ci crediamo veramente, o siamo come i Sadducei che negavano la resurrezione? Ai Sadducei, Gesù rispondeva: “Non è un Dio dei morti ma dei viventi! Voi siete in grande errore”. Il grande errore che nasce “dal momento che non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio”. Questa è la grande promessa di Dio, fin dall’Antico Testamento, e ribadita da Gesù. E invece, spesso, sembra come se noi crediamo solo a ciò che vediamo, alla luce delle nostre paure. Abbiamo paura della morte, e quindi pensiamo che “finché c’è vita c’è speranza”. La resurrezione è molto di più.

Non si tratta di rianimare un cadavere, in fondo ciò avviene a Lazzaro, che qualche tempo dopo, mesi o anni dopo, morì di nuovo. Tantomeno si tratta della reincarnazione, come se il corpo diventi una sorta di prigione dell’anima. Invece la resurrezione riguarda il corpo e l’anima, insieme perché vivificati dallo spirito di Dio. E’ Dio che dona la resurrezione, che ci consentirà in questo stesso corpo, di avere la forma di Dio, che si manifesta nelle virtù e nei doni dello Spirito. La cosa bella è che si può vivere da risorti già adesso, già oggi, se nelle nostre viscere sentiamo la gioia piena di questa promessa! 

(Foto di Brett Sayles da Pexels)

“Il primo giorno dopo il sabato” indica il primo giorno della nuova creazione, il primo dei sabati. Con la resurrezione, non c’è più altro che un unico giorno, il giorno del Signore. Ogni domenica, primo giorno della settimana, per questo è memoria della resurrezione di Cristo. Un unico giorno in cui c’è sempre il sole, dopo che abbiamo vissuto una unica lunga notte in cui anche il giorno si è oscurato. Quando il sole è dentro di noi, non esiste neppure alternanza di giorno e notte. Le donne vanno al giardino “all’alba del primo giorno”, letteralmente nell’alba fonda, quando il sole inizia a rischiarare il cielo notturno. Avevano dovuto aspettare la fine del sabato, giorno di riposo, e appena possono vanno subito al sepolcro, in questo giardino.

Il sepolcro, in greco μνημεῖον (= mneméion), nel suo termine ha una radice comune con memoria (μνημεῖον) e con morte e le Moire (Μοῖραι), è il segno concreto della coscienza di morte che accompagna la vita dell’umanità. Attraverso il sepolcro, ciascuno di noi fa memoria del destino che accomuna tutti gli umani, cioè gli “humandi” che sono destinati a tornare all’humus, alla terra. Memoria delle origini, siamo tutti fatti di terra, e alla terra destinati a tornare. Una pietra, in ogni sepolcro, separa quindi coloro che sono già morti da coloro che non sono ancora morti. Tutta la nostra cultura può essere basata sulla paura della morte, o sull’esperienza delle donne in questo giardino. Se per noi tutto finisce con la morte, e si ritorna solo alla terra, allora si può rischiare di vivere da avidi, divorati dalla paura. Se ci ricordiamo che, oltre alla terra, Adamo ed Eva vivono con il soffio vitale di Dio, vuol dire che si ritorna anche a Dio, e allora la prospettiva cambia.

“È risorto, infatti, come aveva detto” suona oggi come un invito a tutti noi, oggi al termine di questo Cammino Laudato Si’ che in queste domeniche ci ha portato a uno sguardo più attento sulla Scrittura. E più in generale, è un invito alla vita di ogni giorno, accompagnata dal ricordo delle parole di vita che abbiamo ricevuto in questi anni, a messa nella nostra parrocchia, o seguendo cammini di approfondimento della scrittura, Circoli Laudato Si’, esercizi spirituali, Ritiri Laudato Si’, pellegrinaggi, incontri personali con chi ci ha fatto gustare la bellezza della Parola di Dio. Oggi siamo tutti invitati a ricordare.

Ricordare, dal latino recŏrdari, deriva dal prefisso re-, e da cordis (letteralmente «riportare al cuore»), forse non è tanto un atto della mente, perché il cuore era ritenuto la sede della memoria. Quindi oggi non dobbiamo fare un gesto filosofico o intellettuale, ma nel ricordo siamo chiamati a far vibrare le corde del nostro cuore, la nostra più spontanea e bella umanità. Cosa dobbiamo portare al cuore, oggi? Perché questo ci porta a credere alla resurrezione?

“Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande”. Ognuno di noi oggi è chiamato a essere come queste donne, che vanno di buon mattino, che per amore preparano aromi, ma che si fanno raggiungere da una sorpresa, che vincono la paura, che si fidano di un annuncio dato da angeli. Che reagiscono con timore e gioia grande. Quanti angeli incontriamo nella nostra vita! Oggi siamo invitati ad ascoltare parole di vita, a ricordare queste parole che ci rendono vivi. Solo così usciamo dall’anonimato, e infatti solo dopo questa azione di ricordo l’evangelista si preoccupa di dirci i nomi di queste donne, che erano “Maria di Màgdala e l’altra Maria”. Le donne hanno creduto che l’amore è più forte della morte!

Una notizia così bella, che riempie la vita, immaginate qualcuno che vi vuole bene, tanto bene, che vi comunica una bella notizia, un successo. Il cuore si riempie di gioia. Questo siamo chiamati a fare oggi, gioire e annunziare. Portare avanti questo passaparola che dura da duemila anni, in cui uomini e donne raccontano a uomini e donne questa notizia bellissima.

San Francesco, nella stupenda parafrasi al Padre nostro, ci ricorda che: “Oh santissimo Padre nostro: creatore, redentore, consolatore e salvatore nostro. Che sei nei cieli: negli angeli e nei santi, illuminandoli alla conoscenza, perché tu, Signore, sei luce; infiammandoli all’amore, perché tu, Signore, sei amore; ponendo la tua dimora in loro, e riempiendoli di beatitudine, perché tu, Signore, sei il sommo bene, eterno, dal quale proviene ogni bene e senza il quale non esiste alcun bene” (FF 266). Ringraziamo il Signore per il dono immenso della sua morte e resurrezione per noi e per il creato, e per averci insegnato a fidarci di noi. Preghiamo in questo giorno di festa affinché questa nuova creazione possa essere per noi un seme di gioia da portare nella vita di ogni giorno. 

Buona Pasqua del Signore

Laudato si’!

San Damiano